La falsa malattia viola l’obbligo di fedeltà e correttezza nei confronti del datore di lavoro che, con prove concrete e accertate, può licenziare il dipendente per giusta causa
Si parla di falsa malattia quando un dipendente finge di avere una patologia che gli impedisce di andare a lavoro. Questa simulazione può essere perseguita legalmente e il datore di lavoro ha la possibilità di licenziare il dipendente per giusta causa.
Oltre ad essere un illecito civile sanzionabile con l’immediato licenziamento, può integrare una fattispecie di reato perché il lavoratore percepirebbe un’ingiusta indennità per una patologia inesistente, truffando lo Stato.
Il lavoratore assente per falsa malattia viola, in ogni caso, l’obbligo di fedeltà, correttezza e buona fede nei confronti del datore di lavoro. Questo atteggiamento sleale comporta danni importanti all’azienda, sia dal punto di vista organizzativo che economico.
Il datore di lavoro ha, dunque, il diritto di rivolgersi a una agenzia investigativa per tenere sotto controllo i comportamenti del dipendente. Le indagini aziendali sono, quindi, legittime per dimostrare la finta malattia.
Indagini per falsa malattia
Verificare la falsa malattia, infatti, richiede prove concrete e accertate. Qualora il datore di lavoro sospettasse una simulazione di malattia può affidarsi ad un’agenzia investigativa autorizzata, in grado di raccogliere tutte le informazioni necessarie a comprovare la veridicità o meno delle dichiarazioni fatte dal dipendente.
Tutte le informazioni e le prove sono raccolte in un dossier finale. Questo elemento consente la difesa concreta del cliente e l’eventuale ricorso al licenziamento, come conseguenza legittima. Gli esiti dell’attività investigativa nei casi di licenziamento per giusta causa sono direttamente producibili in giudizio.